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Nel gergo comune indichiamo con il termine carnitina la L-carnitina, cioè un acido carbossilico a corta catena contenente azoto. La carnitina è stata individuata per la prima volta nel 1905 e la sua formula stabilita definitivamente nel 1927.
In natura è presente nelle carni e nei prodotti caseari e viene sintetizzata a livello epatico e renale partendo dai due aminoacidi metionina e lisina, in presenza di ferro, vitamina C, B1 e B6. All'interno del nostro corpo la carnitina si trova concentrata soprattutto a livello muscolare (circa il 95%) e cardiaco, mentre modeste quantità sono presenti anche nei reni, nel fegato e nei testicoli. Il ruolo della L-carnitina è quello di legarsi agli acidi grassi e permetterne il passaggio all'interno dei mitocondri, dove vengono ossidati per produrre energia. Inoltre la L-carnitina favorisce la conversione del piruvato e del lattato in Acetil Coenzima A e la produzione del piruvato a scapito del lattato, da qui l'ipotesi che la L-carnitina svolga, anche, una funzione limitatrice dell'accumulo di acido lattico. Altre funzioni riscontrate sono l'azione stimolante sulla contrattilità cardiaca, da qui il suo uso in medicina nei pazienti con problemi cardiaci, ed una funzione di vasodilatazione periferica che migliora il flusso e la distribuzione dell'ossigeno.
Per tutte queste ragioni si ritiene che l'integrazione della L-carnitina sia utile ed efficace nello sportivo, al fine di migliorare la sua prestazione atletica (miglioramento del sistema di produzione di energia, migliore ossigenazione dei muscoli, migliore utilizzo dei grassi a fini energetici, riduzione della produzione di acido lattico). Nelle diete moderne non si registra carenza di L-carnitina, se non in casi molto rari, come in presenza di alterazioni del metabolismo, che portano ad una ridotta o nulla capacità di assorbire o sintetizzare L-carnitina, in presenza di un forte fabbisogno, come nell'allattamento, in gravidanza o in accrescimento (eventi comunque molto rari e spesso associati ad una ridotta capacità del soggetto di sintetizzare o assorbire la L-carnitina), oppure nelle diete vegetariane Vegane.
In quest'ultimo caso, nella realtà, si riscontrano dati discordanti; sembra infatti che la dieta vegetariana Vegana non sia, di per se, una causa della carenza di L-carnitina. Il deficit di quest'ultima può causare necrosi muscolare, mioglobinuria, miopatia da accumulo di lipidi, ipoglicemia, steatosi epatica e iperammoniemia con dolore muscolare, fatica e confusione; mentre un sovradosaggio può causare nausea, vomito e crampi addominali. Il soggetto adulto ha una capacità di biosintesi che varia da 0,16 a 0,48 mg/kg di peso corporeo al giorno, questo tasso di sintesi, combinato con la capacità di riassorbimento da parte dei reni è sufficiente a colmare il fabbisogno giornaliero. E' bene, inoltre, considerare che la capacità di assorbire L-carnitina, da parte dell'organismo, varia molto in base alla quantità giornaliera introdotta ed ai cibi in cui essa è contenuta. Si è scoperto, infatti, che soggetti con diete povere di carne (vegetariani) hanno una maggiore capacità di assorbire L-carnitina, rispetto a soggetti con diete ricche di alimenti con elevati contenuti di L-carnitina. Inoltre ha una grande importanza anche la quantità totale di L-carnitina ingerita; elevati dosi vengono assorbite solo in minima parte, mentre dosi più ridotte sono assorbite quasi per intero; questo conferma anche la capacità dei vegetariani di avere una migliore capacità di assorbire la L-carnitina da cibi naturalmente poveri. E' importante, poi, sottolineare, come diversi studi abbiano messo in evidenza come l'assorbimento della L-carnitina tramite il cibo sia più elevato rispetto a quello realizzato con l'ingestione di integratori per via orale (63-75% contro 14-20%).
L'uso dell'integrazione della L-carnitina in ambito medico è stato a lungo studiato e diverse sono state le ricerche che hanno dimostrato la sua validità; come nelle cardiopatie, in pazienti sottoposti ad emodialisi, nelle insufficienze vascolari periferiche, nell'infertilità maschile (ridotta mobilità degli spermatozoi), nell'ipertiroidismo.
Altrettante ricerche sono state fatte in ambito sportivo dove, come detto, l'integrazione della L-carnitina dovrebbe assicurare migliori performance, soprattutto negli sports di resistenza, come il ciclismo. Ad oggi però, le varie ricerche non sono giunte ad un dato certo e sicuro. In particolare alcuni ricercatori hanno affermano di aver ottenuto un miglioramento dell'efficienza cardiaca (riduzione del battito cardiaco e miglioramento delle funzioni del ventricolo sinistro) grazie alla somministrazione di 10 grammi al giorno di L-carnitina (una dose molto elevata), tale ricerca, però non è mai stata realmente dimostrata ed altre similari hanno condotto a risultati opposti, cioè che una dose massiccia di L-carnitina non ha nessun effetto sulla prestazione sportiva. Anche gli studi sulla performance e sul recupero dei maratoneti non hanno portato a dati che dimostrassero l'utilità dell'integrazione della L-carnitina nella dieta dello sportivo (in questi studi si era integrata l'alimentazione con 2 grammi al giorno di L-carnitina).
Un altro studio, però, ha dimostrato come una ipercarnitinemia favorisca l’ossidazione dei lipidi rispetto a quella dei carboidrati e porti ad un più rapido recupero della frequenza cardiaca. Altri studi hanno portato alle medesime considerazioni. Nuove ricerche, poi, hanno evidenziato come una integrazione di L-carnitina (da 2 a 4 grammi al giorno) porti alla diminuzione del lattato plasmatico.
Purtroppo il limite di tutti gli studi fin qui condotti sull'integrazione della L-carnitina in ambito sportivo è dato dal ridotto tempo di studio, dai pochi soggetti sottoposti ai tests e dalla mancanza di veri gruppi di controllo. Per questo ad oggi l'efficacia dell'integrazione della L-carnitina in ambito sportivo non può dirsi realmente accertata, come del resto la sua inutilità.
A livello teorico la funzione e l'utilità della sua integrazione è scontata, mentre la prova scientifica ancora non si è raggiunta.
Certamente la sua integrazione nella dieta quotidiana non è indispensabile, ma può essere, comunque, utile.
Una integrazione che varia dai 0,5 ai 3 grammi al giorno, ma è più consigliato attestarsi sui 2 grammi al giorno per un soggetto adulto, può aiutare nelle prestazioni di lunga durata, nella mobilitazione dei grassi e nella riduzione della produzione di acido lattico, in un più facile recupero dall'allenamento/gara, nella riduzione della massa grassa (associata ad una dieta ipocalorica).
Più che solamente prima della prestazione atletica l'integrazione dovrebbe essere quotidiana, con una eventuale maggiore dose prima della gara (ad esempio 2 grammi al giorno che salgono a 3 il giorno della gara). Ovviamente per assunzioni prolungate è sempre preferibile consultarsi con il proprio medico.
Poi visto che l'efficacia scientifica non è stata provata è bene valutare attentamente la risposta del proprio organismo all'integrazione di L-carnitina, decidendo, dopo un adeguato periodo di sperimentazione, se è il caso di continuare o meno con la sua integrazione.
Tutto ovviamente sotto il controllo del proprio medico, nutrizionista, dietologo e preparatore atletico.
N.B.: la foto è puramente indicativa